Ho sbagliato
by Lorenzo Piccoli
Quattro giorni fa Unimondo ha pubblicato un mio contributo sulle imminenti elezioni in Israele. Il titolo dell’articolo è Elezioni in Israele: testa a testa Netanyahu e Herzog e l’incipit fa così: “Domani 17 marzo, si terranno le elezioni legislative in Israele. Nelle ultime settimane il premier uscente Benjamin Netanyahu, che fino a poco fa era dato ampiamente favorito, ha perso molti consensi e ora rischia di uscire sconfitto dalla competizione. Se accadesse, il Partito Laburista potrebbe tornare alla guida del governo dopo quasi quindici anni”.
Come è evidente, le cose sono andate diversamente. Netanyahu ha vinto largamente le elezioni e si prepara ora a formare un nuovo governo. Il Partito Laburista ha perso e molte altre previsioni che ho azzardato nel mio articolo si sono rivelate essere grossolanamente imprecise. Ad oggi è chiaro che, come me, tanti altri giornalisti ben più competenti avevano tirato conclusioni affrettate. Solo lunedì la Reuters scriveva che “l’era del Primo Ministro Benjamin Netanyahu (sta) arrivando alla fine“, mentre Slate scriveva che Netanyahu era destinato ad essere “il dolorante sconfitto d’Israele“. Il fatto che non sia stato l’unico a sbagliare è una piccola consolazione e certamente non una scusa. Ma la domanda è: come mai questo errore?
Un articolo pubblicato oggi su Politico spiega che i media sbagliano quasi sempre nel predire le elezioni israeliane, principalmente per tre ragioni. La prima: il sistema di voto israeliano è estremamente complesso e finisce per deformare significativamente le intenzioni dei votanti. La seconda ragione: i sondaggisti cannano completamente le stime e questa volta si sono giustificati dicendo che questa volta molti degli elettori non hanno preso parte ai sondaggi. La terza ragione: Netanyahu ha utilizzato anche il giorno del voto per lanciare alcuni appelli agli elettori, una pratica discutibile in altri Paesi ma che in questo caso potrebbe aver spostato alcuni voti all’ultimo momento. Sia come sia, ho sbagliato e come Armin Rosen è il mio momento di riconoscerlo: “Man, I wrote some profoundly wrong shit about the Israeli election.”
Dopo la lettura di questa articolo, diverse domande soggiornano,sopratutto in una zona celebrale, al quanto offuscata, dopo la lettura di tale articolo.
In quanto a titolo: “Ho sbagliato”, in effetti direi proprio di si’, in tutti i parametri e se non in tutti almeno la maggior parte. L’articolo ripreso su “Unimondo” é un articolo basato su un’ideologia che basa la sua risorsa d’enrgia, sua Maestà: la propaganda. In tutto l’articolo ho avuto il grande onore di leggere diverse scorrettezze. Ovvio, ogni essere umano é portato ad avere idee e opinioni differenti, e quindi quest’ultime hanno tutto il mio rispetto come tali; ma quando si decide di scrivere bisogna avere il senso di responsabilità e di umiltà verso chi legge. Oggi chiamare quel territorio arabo-israeliano é sottomettere ancora di piu’ quel popolo e quella terra che si chiama Palestina, e che si accetti o meno, questa gente ha il diritto di essere rispettata e chiamata con il nome che deve portare e non con quella che noi decidiamo d’imporre. Fiumi di sangue e innocenti, in nome terre, in nome di quella terra: Palestina.
Senzadimenticare gli innocenti dall”altra parte israeliana. Innocenti senza colpe..
E’ inaccettabile leggere raffiche di leggerezza.
Ne potrei citare diecimila, di tutte quelle che ho letto e darne infinite argomentazioni, ma mi limito a mettere in chiaro il nocciolo della questione. Parlare e scrivere su certi argomenti, richiede conoscenza ma sopratutto un’estrema responsabilità e non verso se stessi, verso il proprio ego, anzi al contrario richiede e esige RESPONSABILITA’ verso il senso d’Umanità.
Mariam B
Scritto il 3/04/2015
#allhumanforpeace
Woah! Questa sì che è una critica potente.
Ricevo e concordo sul punto generale. Dissento su alcune critiche specifiche: l’articolo era un resoconto succinto della competizione elettorale tra partiti, personalmente non intendevo e non intendo entrare nel merito della questione israelo-palestinese perchè non sono qualificato per farlo.
Ovviamente il mio commento non entra in nessuno merito a livello personale, ma solo ed esclusivamente in merito all’etimologia, e in parte all’ideologia di base, che sicuramente ha tutto il mio dovuto rispetto, ma come menzionato precedentemente é inaccettabile utilizzare certi termini che scalfiscono parte di una popolazione, oramai dimenticata da anni.
Certamente non si é entrati nel nocciolo della questione Israelo-palestinese (mossa diplomatica) ma quando si entra a parlare di politica Israeliana definendola l’unica democratica nel Middle East mi sembra a dir poco allucinante; se per democrazia si intende occupare, fare partheid e fare un genocidio di massa, allora desidero ampiamente ricominciare gli studi in maniera elementare per capirne infine la definizione.
Con questo commento, in alcuno modo metto in dubbio la buona fede dello scrittore, oppure l’ideologia, ma metto a fuoco l’importanza delle definizioni, parole usate, perché quest’ultime nella società di oggi hanno un’importanza inimaginnabile.
Mariam B.
Scritto il 4/04/2015
Mariam, ora sto facendo backpacking nella campagna Toscana e non ho gli strumenti per risponderti, ma lo farò lunedì notte al mio ritorno nella civiltà perché dici cose importanti sulle quali vorrei argomentare diversamente!
Dicevamo.
Credo che molti degli equivoci che si creano nel linguaggio comune siano dovuti alla nostra tendenza a caricare le definizioni di un valore positivo o negativo. “Democrazia”, ad esempio, è spesso usata come sinonimo di regime di governo buono; ma “democrazia” è un termine neutro che definisce un regime politico dove ci sono elezioni libere, competitive e regolari. Israele, sotto questi standard, è l’unico regime politico nella regione, ad essere democratico. Che poi questa forma di democrazia sia utilizzata a scopi buoni o cattivi è un altro discorso, nel quale – come detto – non intendo entrare e mi pare di non averlo fatto nell’articolo in questione.
Comunque! Oggi è stato pubblicato un altro mio articolo in cui parlo, in quale modo di, di ebrei e musulmani. Forse anche questo mio nuovo scritto sarà controverso come il precedente: http://www.unimondo.org/Notizie/La-Spagna-si-prepara-a-offrire-la-cittadinanza-a-un-milione-di-ebrei-sefarditi-150310
[…] Quest’anno più di altri i miei articoli per Unimondo sono stati scritti a commento di elezioni: Israele, Regno Unito e Stati Uniti, ad esempio, sullo sfondo di commenti su leggi di cittadinanza e populismo. Il trend si è rinvigorito nelle ultime settimane quando ho provato a descrivere la campagna elettorale che ha portato al successo di Justin Trudeau in Canada, prima, e ho giocato ad anticipare lo scenario delle elezioni che si sono tenute in Spagna poi. Le elezioni si sono tenute oggi e domani controllerò se ho preso una cantonata – non sarebbe certo la prima volta. […]